E LA NOTTE CANTA di Jon Fosse
Teatro India (Roma)
13 maggio _08 giugno 2008
prima nazionale
produzione Teatro di Roma
E la notte canta è una storia d’amore, di perdita e di bisogno intenso di una coppia che sviluppa il proprio difficile rapporto nel tempo di un pomeriggio e una notte. Sono “scene da un matrimonio” che mettono in luce la complessa gestione delle relazioni e i limiti della comunicazione.
Jon Fosse è il maggior drammaturgo norvegese vivente che mira con la precisione della sua scrittura a “intensificare il rapporto tra la scena e lo spettatore, creare qualche cosa di sconvolgente utilizzando il minimo di mezzi”.
Valerio Binasco, che già si era confrontato con la densa scrittura di Fosse mettendo in scena Qualcuno arriverà, punta dritto all’anima del testo senza soccombere alla seduzione di presunte letture psicologiche o puramente stilistiche. «La logica elementare e la trasparenza dei dialoghi di Fosse – scrive il regista – mi fanno venire in mente una cosa che Borges in un intervista ha detto un giorno di Calvino, una cosa che diceva più o meno così: “attraverso la logica, apre la porta alla pazzia”. Ciò a cui i personaggi di Fosse si ribellano è la pazzia.
Ciò a cui si arrendono è la pazzia.
In Spettri di Ibsen, siamo minacciati dall’arrivo della pazzia perché il personaggio ha la sifilide. E ha la sifilide perché è un peccatore. Ed è un peccatore perché suo padre lo era. Siamo pieni di perché. Questo dannato Fosse ci mette solo la minaccia della pazzia, e nemmeno la nomina mai.
La paura della pazzia, perché la pazzia è un incubo, fa parte di quel qualcosa che sta nascosto».
Programma di sala dello spettacolo, presentato al Teatro India. Pubblicazione integrale del testo, immagini di scena, introduzione di Rodolfo di Giammarco e note di regia di Valerio Binasco.
Autore | Jon Fosse |
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Pagine | 114 |