Siamo in Anatolia, l’odierna Turchia, una terra fertile che ha ospitato popolazioni come ittiti, frigi, bizantini, ottomani, turchi, ecc…
In lingua antica Anatolia significa Il paese dove sorge il sole.
L’Anatolia è una madre che dice:
Se soltanto avessero imparato
a vivere insieme i miei figli,
sarebbero bastati i miei seni generosi
a nutrirli.
«L’opera testimonia seimila anni di storia sorprendente per la diversità di culture, religioni ed eventi che hanno condizionato la storia del mondo pur essendosi sviluppati in un unico ambito geografico. Tale diversità rappresenta l’Anatolia ed il concetto stesso dell’essere anatolico. Il testo ha come figura centrale quella della donna anatolica e il processo di evoluzione che tale figura femminile ha subìto nel corso dei millenni e nel susseguirsi delle varie popolazioni e culture».
(Iclal Aydin Margariti)
«In tutte le culture che si avvicendarono nell’antica terra anatolica, una dopo l’altra, la figura della donna assume sempre una posizione di risalto. Ella è madre, dea di fertilità, simbolo di bellezza, salvatrice, dea, guerriera che lotta per l’indipendenza e, come del resto ancora oggi, capo della famiglia.
L’opera teatrale di Güngör Dilmen, Io, Anatolia, è la storia di personaggi femminili e delle loro trasformazioni nel susseguirsi delle varie civiltà, da un’epoca all’altra, e vuol testimoniare il valore attribuito alla figura femminile da questa antica terra».
(Ömer Zülfü Livaneli)
Autore | Güngör Dilmen |
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Formato | |
ISBN | 978-88-89036-46-4 |
Pagine | 130 |