In questi quattro racconti per il teatro ritroviamo i temi di Angelo Ferracuti narratore, la sua capacità nello scavare il mondo delle pulsioni sentimentali, accarezzandone i nervi più nascosti. Le storie hanno come fondali naturali quelli di una cittadina dell’Italia di oggi, in una periferia spersa tra territorio urbano, campagna e nuova urbanizzazione, piena di segnali, presenze inquietanti e apparizioni angosciose, dove tutto è assurdamente normale, ma pronto ad esplodere.
«Ci sono teatri dove i corpi hanno la meglio sulle parole. È il teatro che amo di più, perché lì è in corso una lotta, da una parte c’è un testo, una scrittura che esce dalla bocca di qualcuno, e dall’altra quella bocca si porta dietro un’esistenza così spessa e densa che le parole devono per forza farci i conti. […]. Questo è un teatro che si mostra nella sua corporeità dolorosa, con i suoi odori, puzze, con le sue gestualità abitudinarie e inesorabili. E lì in mezzo si muovono i Mario, i Gianni, Celeste, Luca, persone che tutti i giorni potremmo incontrare nello scompartimento di un treno, se solo avessimo la grandezza di essere in ascolto, senza isolarci nei nostri cellulari o tra le pagine di un quotidiano. È che questa vita zozza non ci piace, non ci allieta l’anima questa sequenza di fatti, di cose concrete, di parole che conosciamo bene, di relazioni che abbiamo già sfruttato. È un teatro spietato, come deve essere il grande teatro crudele di ogni tempo».
(Marco Baliani)
Autore | Angelo Ferracuti |
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ISBN | 88-89036-01-X |
Pagine | 148 |