Cenerentola
Pinocchio
(a cura di Caterina Gozzi)
Creare degli spettacoli a partire da un patrimonio di racconti, materia narrativa conosciuta da tutti, aperta a diverse interpretazioni e parecchie volte riscritta, è emblematico del gusto di Joël Pommerat per il palinsesto.
Se l’adattamento delle favole non è per l’autore/regista un’arte a parte, è senza dubbio perché la favola costituisce una sorta di modello per tutta la sua opera.
La drammaturgia e la messa in scena di Pommerat si sforzano di lasciare lo spazio all’immaginazione di ciascuno, essendo lo spettatore invitato a elaborare la propria visione della storia; ma contrariamente alla distanziazione brechtiana, questa attivazione della ricezione è orientata all’interno di un’estetica della prossimità. In questa prospettiva, la favola è esemplare perché appartiene a una cultura e a un immaginario collettivo, anche se è necessariamente legata all’infanzia e ai ricordi personali di ciascuno.
Dopo alcune pièces che Pommerat qualifica “astratte” e che scenicamente erano caratterizzate in grande maggioranza da una forma di minimalismo e di economia della rappresentazione (toni monocromi, personaggi immobili), Pinocchio inaugura un’esplorazione più approfondita dei mezzi spettacolari. Nei due spettacoli appare peraltro la figura di un presentatore/narratore che appartiene esplicitamente all’universo dello spettacolo, del circo o del cabaret.
Senza attualizzare Pinocchio completamente, immerso in un ambiente da fiera un po’ atemporale, Pommerat lo modernizza e mette in valore le possibili risonanze contemporanee.
Cenerentola è la terza favola, mito o racconto popolare (i tre termini sono usati dall’autore) adattata da Pommerat dopo Cappuccetto rosso (2004) e Pinocchio (2008).
L’autore propone una rilettura moderna e cupa della favola nella quale l’eroina, ribattezzata Sandra, è vittima della sua famiglia ricostituita, quanto di se stessa.
(Marion Boudier)
Autore | Joël Pommerat |
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Formato | |
ISBN | 978-88-97276-70-8 |
Pagine | 164 |