La presenza di Vincenzo Pirrotta si colloca nella fenomenologia più generale di un rapporto vieppiù problematico, ineludibile eppure fortemente censurato, con le eventuali paternità illustri di una linea siciliana prolifica e assai recente. In virtù del plurilinguismo adoperato, s’intravede, nella fedeltà ad una cifra tematica coerente, la partecipazione di Pirrotta alla quête, condivisa da un’intera generazione, di una lingua efficace per il teatro italiano. Una lingua, più che mai, contrassegnata dalla vocazione antica di esperire, senza timori reverenziali, carne e sangue per una pronuncia vivida del mondo. La capacità di “trascendere” lo spettacolo, che nella narrazione si avvale del carattere squisitamente epico della strategia della mise en scène, ripercorre nell’itinerario pirrottiano, gli stilemi della stagione del Grande Attore. La misura di questa eccezionalità passa, nel caso di Pirrotta, dall’esercizio faticoso della scrittura. È nella scrittura, infatti, che Pirrotta matura i propri convincimenti, la propria forza interiore. Per la prima volta, la produzione originale dell’artista siciliano trova una sua coerente sistemazione, capace di dare ragione di un impegno che s’inscrive nella nuova ondata di grandi autori della drammaturgia italiana contemporanea.
Autore | Vincenzo Pirrotta |
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Formato | |
ISBN | 978-88-97276-15-9 |
Pagine | 220 ill. |